25.04.2024



FONDO ROTATIVO FIT – 5 milioni di €uro agli affiliati per potenziare gli impianti

Una novità assoluta: è costituito presso la Federazione Italiana Tennis il “Fondo rotativo per gli affiliati”, al fine di agevolare il potenziamento dell’impiantistica sportiva esistente.

Le risorse messe a disposizione dalla FIT per la realizzazione dei programmi di investimento sostenuti tramite il “Fondo Rotativo” ammontano ad € 5.000.000.

Tali risorse saranno erogate agli affiliati sotto forma di “anticipazione finanziaria garantita”. A partire dal secondo anno dalla sua attivazione, il fondo potrà essere alimentato annualmente con una dotazione corrispondente all’ammontare complessivamente rientrato dal rimborso delle anticipazioni.

Gli obiettivi del “Fondo Rotativo” sono:
a) il miglioramento dell’impiantistica esistente presso gli affiliati che ospitano le principali manifestazioni federali (Serie A, Eventi internazionali, Attività decentrate del Settore Tecnico);
b) la diffusione delle coperture fisse e mobili dei campi da tennis al fine di agevolare l’attività tecnica e didattica anche nei mesi con clima più freddo;
c) l’aumento di campi aperti al pubblico in aree metropolitane ad elevato deficit impiantistico;
d) l’aumento dell’offerta e della varietà delle superfici esistenti (es.: campi veloci);
e) la diffusione delle strutture dedicate al “Paddle tennis”.

Regolamento per l’attuazione: REGOLAMENTO
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Comunicazione del 27 gennaio 2016:
COMITATO REGIONALE EMILIA ROMAGNA, Pag.Articolo
Si riporta questa importante news, pubblicata sul sito nazionale FIT e su SUPERTENNIS MAGAZINE, in merito al Fondo Rotativo destinato dalla Federtennis ai Circoli affiliati per progetti di miglioria impiantistica.

Si allega anche l’articolo tratto da SUPERTENNIS MAGAZINE n.2 – 2016 –> Articolo

“Gli appassionati di lungo corso ricordano senza alcuna nostalgia la situazione del tennis italiano alla fine degli anni ’90. In quei tempi il nostro sport, cronicamente povero di risultati, totalmente scomparso dai radar della tv in chiaro, pagava un clamoroso calo di interesse e popolarità. Sempre meno gente giocava a tennis: tesserati, tornei, presenze nei circoli toccavano i minimi storici. Le conseguenze della crisi sugli impianti erano pesanti. Molti campi, a partire da quelli in superficie veloce, venivano riconvertiti per ospitare altre discipline, in primis il calcetto. E parecchi club, in particolare quelli più piccoli e con minore possibilità di diversificare l’offerta, chiudevano i battenti.
Una quindicina di anni dopo, lo scenario è totalmente capovolto: a fine 2015 è stato sfondato il muro dei 300.000 tesserati; tornei e competizioni squadre continuano a crescere anno dopo anno a ritmi sostenuti; nuovi Circoli vengono fondati e si affiliano alla Federazione; i club brulicano di appassionati, vecchi e nuovi; le scuole tennis sono letteralmente invase da atleti in miniatura, armati delle loro piccole racchette, ansiosi di emulare le gesta di Pennetta, Schiavone, Fognini e c.
E la pressione sulle strutture esistenti, un tempo sottoutilizzate, è tornata a farsi sostenuta. In molte realtà locali è sempre più difficile trovare un campo libero; le scuole tennis, le competizioni giovanili, le gare a squadre reclamano sempre più spazio, e la dotazione impiantistica, su cui non si è potuto investire per tanti anni, si rivela sempre più inadeguata ai nuovi, crescenti bisogni: occorre aumentare drasticamente, specie al centro-sud, il numero di strutture coperte; c’è bisogno di più campi veloci, per diversificare le esperienze agonistiche dei giovani e assecondarne le esigenze di crescita tecnica. Occorre illuminare più campi, per ampliarne le fasce orarie di utilizzo.
E infine, per far quadrare i bilanci delle società, e metterle in condizione di meglio sostenere le esigenze dell’attività sportiva, occorre investire in programmi pluriennali di efficientamento energetico (impianti fotovoltaici, luci a led) e sulla diversificazione delle fonti di entrata (paddle).

In sintesi: la famiglia del tennis italiano è cresciuta, e c’è bisogno di allargare le mura di casa: è arrivato il momento, dopo oltre 40 anni, di tornare a investire sulle strutture dedicate al tennis.

La Federazione è consapevole di tutto questo, e tende la mano ai circoli affiliati, con la costituzione di un Fondo Rotativo dotato di 5 milioni di euro di capitale.

Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Attraverso il fondo, la Federazione finanzierà, a tasso zero, su un orizzonte temporale che va da 4 a 6 anni, i progetti di miglioria impiantistica che saranno presentati dai circoli per il perseguimento dei seguenti obiettivi:

– il miglioramento dell’impiantistica esistente presso gli affiliati che ospitano le principali manifestazioni federali (Serie A, eventi internazionali, attività decentrate del Settore Tecnico);
– la diffusione delle coperture fisse e mobili dei campi da tennis al fine di agevolare l’attività tecnica e didattica anche nei mesi con clima più freddo;
– l’aumento di campi aperti al pubblico in aree metropolitane ad elevato deficit impiantistico;
– l’aumento dell’offerta e della varietà delle superfici esistenti (es.: campi veloci);
– la diffusione delle strutture dedicate al “Paddle tennis”.

Inoltre, mediante il fondo sarà possibile finanziare gli interventi tesi al risparmio energetico, che costituiscono un passo di fondamentale importanza verso una gestione più professionale ed efficiente degli impianti.

Sotto il profilo dimensionale, sono previste 3 categorie di finanziamento:

1) Per interventi di piccole dimensioni (es. campi da paddle, cambiamenti di superficie, impianti di illuminazione, coperture pressostatiche): una anticipazione fino a un massimo di 50.000 euro, rimborsabile in 4 anni;
2) Per interventi di medie dimensioni (es. coperture fisse, interventi tesi al risparmio energetico): una anticipazione fino a un massimo di 250.000 euro, rimborsabile in 5 anni;
3) Per interventi di grandi dimensioni (es. impianti coperti dotati di tribune): una anticipazione fino a un massimo di 500.000 euro, rimborsabile in 6 anni.

A partire dal secondo anno di attività, la dotazione del Fondo viene ricostituita annualmente di un importo pari alle quote di capitale rimborsate dai circoli: tali somme tornano disponibili per l’attivazione di nuovi prestiti. Da qui il termine “Fondo Rotativo”.

Lo strumento utilizzato per l’erogazione del finanziamento è quello della “anticipazione finanziaria garantita”: per ottenere il fido, i circoli affiliati dovranno presentare una fidejussione bancaria o assicurativa rilasciata da Istituti di credito o da enti assicurativi di gradimento della Federazione. Si tratta di una semplificazione notevole, che consente alle società sportive un accesso al credito molto più agevole rispetto a quanto avverrebbe rivolgendosi ai normali canali del settore bancario.

Sempre in un’ottica di semplificazione, la documentazione necessaria per la presentazione delle domande è stata ridotta al minimo indispensabile. Sarà sufficiente presentare: il progetto esecutivo delle opere da finanziare, con il relativo preventivo di spesa, corredato dalle eventuali autorizzazioni tecnico-amministrative previste dai regolamenti comunali (la Federazione non finanzia di certo opere abusive o non a norma…); una relazione sul Programma di Investimento (motivazioni sottostanti all’investimento proposto e benefici che s’intendono ottenere); copia dell’ultimo bilancio approvato.

I criteri in base ai quali la Federazione selezionerà i progetti da finanziare conferiscono all’iniziativa un ulteriore rilievo strategico: in primo luogo, infatti, verranno preferite le opere che saranno considerate “strategicamente rilevanti per la crescita dell’attività sportiva”.
Che significa? Beh, significa che si vogliono indirizzare gli investimenti laddove essi hanno la maggiore probabilità di offrire un elevato ritorno in termini di risultati sportivi. Ad esempio, un circolo che lavora bene, che produce giovani giocatori osservati dal Settore Tecnico, che ha una scuola molto frequentata e che intende, ad esempio, investire nella copertura di due o più campi, avrà ottime probabilità di essere preferito ad altri progetti. Le coperture, infatti, specie al centro-sud, dove scarseggiano, sono un elemento indispensabile per conferire stabilità all’attività tecnica e all’organizzazione delle gare, e per garantire continuità ai programmi delle scuole tennis. Inoltre, la disponibilità di campi coperti costituisce per il nostro movimento un importantissimo fattore competitivo nei confronti delle altre discipline: quante mamme abbiamo sentito lamentarsi, dopo l’ennesima lezione annullata causa pioggia, pronunciando le fatidiche parole: “Basta: il prossimo anno ti iscrivo a basket, o a pallavolo. Perlomeno starai al coperto!”

Un altro criterio, di tipo soggettivo, sarà utilizzato nella selezione delle domande: la vocazione autenticamente sportiva del circolo richiedente. Saranno preferiti quei sodalizi che nel corso degli anni hanno seguito una politica “virtuosa” sul piano tecnico e promozionale; che hanno incrementato il tesseramento, la partecipazione ai campionati a squadre e alle attività federali (come ad esempio i centri estivi), che hanno organizzato competizioni, nazionali o internazionali. E’ evidente, come in altri casi, l’utilizzo dello strumento normativo per stimolare gli affiliati a operare in modo “virtuoso”: i club che meglio interpretano la propria mission di associazione sportiva vengono premiati.

L’ultimo criterio, infine, è quello della distribuzione geografica degli investimenti, che dovrà essere il più possibile omogenea e uniforme su tutto il territorio nazionale. In questo senso, il primo progetto presentato, ad esempio, dalla Basilicata, avrà probabilmente la precedenza sul decimo progetto presentato dalla Lombardia. Perché il campione di domani potrà nascere ovunque, anche sulle montagne del Gennargentu o della Sila. E occorre fare in modo che ovunque vi siano strutture in grado di accoglierne il talento.

In conclusione, la creazione di questo Fondo Rotativo è una bellissima notizia non solo per il movimento tennistico italiano ma, a ben vedere, per l’intero paese. Senza retorica, si può affermare che si tratta di una svolta epocale. E non tanto per i risultati concreti – pur importantissimi – che con la sua attivazione sarà possibile conseguire, ma soprattutto per la sua valenza simbolica: in questi anni di congiuntura avversa e di crisi economica generale esiste in Italia un comparto di attività in clamorosa controtendenza, che a forza di crescere, anno dopo anno, ha coraggiosamente posto le condizioni perché si tornino a effettuare investimenti strutturali, si torni a scommettere sul futuro, a credere nel domani. Come nei dorati anni ’60, quelli del boom economico.

L’augurio è che quanto sta avvenendo nel mondo del tennis presto accada anche nel resto d’Italia. Basta volerlo.